giovedì 26 giugno 2014




IL VENTO DEI SOGNI

Serafici fremiti,
d’anima intrisi;

d’incanti contornata
l’angelica emozion.

Abbraccio bramando,
cuore tacendo,
brividi avvertendo.

Dischiuse le mie ali,
volo fin lassù.

Lontano, lontano,
e più lontano ancora.

Nel vento.

Quel vento, fatato,
dei sogni miei.

Fiordiluna 2014

http://salottinodifiordiluna.altervista.org/


APRI GLI OCCHI!

Andando a spese, a scuola o a lavorare,
la gente mai non smette di passare:
tutti hanno fretta, vanno qua e là,
ma nessuno di loro, mentre va
nota i fiori di siepe, a tutti noti,
ma dai nomi che sono a tutti ignoti.
E nessuno mai pensa a quelle fate
che, per far giochi, vi stanno celate!
Passeggero che passi, se sapessi
quello che sta nel bosco e fra le messi,
i segreti incantesimi nascosti
in viottoli e sentieri, in tutti i posti,
andresti ad occhi aperti, ad ammirare
(come questo mio libro insegna a fare)
e allora, almeno, avresti imparato
la semplice bellezza del creato!

Ciceley Mary Barker


Dolce, 
scivola l'acqua del lago sulla pelle di colei che si specchia.
Steli d'erba sono il suo appiglio
 al vento lieve e maestoso
 che dello specchio ne domina le onde.
Leggero e sinuoso il manto del lago, 
sbiadisce al suo moto continuo, 
il colore candido della piccola fatina attende il sorger del sole
 per carpirne il primo raggio dal tenue colore
 e del mattino per berne
      di rugiada una goccia....


Per monti e burroni,
per siepi e giardini,
tra fiori e tra spini,
tra flutti e tra tuoni,
più lieve d'un raggio
del sole di maggio
volando viaggio
al comando della divina
che delle Fate è la regina.
D'una primula dorata
nella campanula fatata
troverò nascosta
la stilla incantata .

- William Shakespeare


"Dai luoghi selvaggi venite o fate
e per qualche istante a questa terra badate;
venite danzande dall'irreale collina
per risvegliare il potere e compiere
la volontà divina;
nel mio giardino gioite e danzate,
possa la sua terra pullulare di fate!
Erbe, fiori, piante del giardino,
liberate ogni spirito divino!
Brillio ovunque sfere di luce fluttuanti
dalle terre degli Elfi belle e lucenti.
Fate, accogliete il patto che vi detto,
di onorarvi e trattarvi con rispetto!"

"Parola di Fata"- Claire Nahmad


Fata Su monti e vallate,
fra i pruni e le fronde,
su parchi e steccate,
per fiamme, per onde,
vago ognor, più che la sfera
della luna, a vol leggiera;
per servir la reginetta,
colla guazza, fra l’erbetta,
i suoi cerchi d’orme irroro.
Scortan lei, in assise d’oro,
della primula i fiorellini;
le lor chiazze son rubini,
sono efelidi odorate,
cari doni delle fate.
Le stille di rugiada ho da cercare,
le orecchie delle primule a imperlare.
Addio, sguaiato spirito, vo via:
viene con gli elfi la regina mia

- Shakespeare “Sogno di una notte di mezza estate” -


Spirito di Fata.

Volerò lungo il filo d’argento.
Mi attendono i figli
Laggiù sui campi lontani,
filando sulle loro rocche.
Io sono lo spirito
Della seta.
Vengo da un’arca misteriosa,
vado verso la nebbia.
Che canti il ragno
Nella sua tana;
mediti l’usignolo
la mia leggenda;
che la goccia di pioggia stupisca
scivolando lulle mie ali morte.
Ho filato il mio cuore sulla carne
Per pregare nelle tenebre
E mi ha dato la morte bianche ali
Ma ha accecato la fonte della seta.
Ora comprendo il lamento dell’acqua
Ed il lamento delle stelle
Ed il lamento del vento sui monti
Ed il pungente ronzio dell’ape.
Perché sono la morte e la bellezza.
Quel che dice la neve sul prato
Il fuoco lo ripete;
le canzoni del fumo dei mattini
ripeton le radici sotto terra.
Volerò lungo il filo d’argento;
mi attendono i figli.
Che canti il ragno
Nella sua tana;
mediti l’usignolo
la mia leggenda;
che la goccia di pioggia stupisca
scivolando sulle mie ali morte.

Garcia Lorca


Terra di fate

Valli di nebbia, fiumi tenebrosi
e boschi che somigliano alle nuvole:
poi che tutto è coperto dalle lacrime
nessuno può distinguerne le forme.
Enormi lune sorgono e tramontano
ancora, ancora, ancora...
in ogni istante
della notte inquiete, in un mutare
incessante di luogo.
E così
spengono la luce delle stelle
col sospiro del loro volto pallido.
Poi viene mezzanotte sul quadrante lunare
ed una più sottile delle altre
(di una specie che dopo lunghe prove
fu giudicata la migliore)
scende giù,
sempre giù, ancora giù,
fin quando
il suo centro si posa sulla cima
di una montagna, come una corona,
mentre l'immensa superficie,
simile a un arazzo,
s'adagia sui castelli
e sui borghi (dovunque essi si trovino)
e si distende su strane foreste,
sulle ali dei fantasmi, sopra il mare,
sulle cose che dormono e un immenso
labirinto di luce le ricopre.
Allora si fa profonda - profonda! -
la passione del sonno in ogni cosa.
Al mattino, nell'ora del risveglio,
il velo della luna si distende
lungo i cieli in tempesta e,
come tutte le cose,
rassomiglia ad un giallo albatro.
Ma quella luna non è più la stessa:
più non sembra una tenda stravagante.
A poco a poco i suoi esili atomi
si disciolgono in pioggia: le farfalle
che dalla terra salgono a cercare
ansiose il cielo e subito discendono
(creature insoddisfatte!) ce ne portano
solo una goccia sulle ali tremanti.

Edgar Allan Poe





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