mercoledì 20 maggio 2015

Al caminetto di Fata Moony

La fata vive in quel tronco 
(nell'albero di leccio)
ed entra dal portoncino 
la candela accende
scoppietta il fuoco
La fata vive in quel tronco 
si siede al telaio piccolino 
rami secchi intreccia e tesse 
(marrone diventa petalo e stelo)
li trasforma in prato e bucaneve

(di Milena Esposito)



Guarda la corona delle ginestre in fiore 
neanche Mida saprebbe fare così 
neanche le Ninfe dei laghi
ondeggiano chiome così dorate
né l'incedere di Ophelia 
regale saprebbe affogare
di Giallo tutto l'Indaco
di Cielo che bacia Primavera

(di Milena Esposito)



S'avvicina il temporale
La fata sfiora l'arpa
Gocce e vento s'amano
Gocce e vento danzano
La fata tocca le corde
Dai rami cadono ciocche
Di bionde foglie del leccio
Note della piccola fata blu
Nell'aria la pioggia gocciola
La musica s'inchina
La musica fa piroette
Il vento bussa alla finestra
Dal portone fa eco l'arpeggio
L'arpa della fata canta
L'arpa della fata suona
S'intona l'accordo
Le note si stringono assieme
Le dita della fata cuciono le note
La fata cuce le note
La fata tesse le note
Le note sono cucite
Le note sono tessute
S'abbatte il fulmine 
S'abbatte il tuono
L'arpa tesse le note
L'arpa cuce le note
La fata canta
Canta la fata
S'allontana il temporale

(di Milena Esposito)



All'altalena del tempo

Fata Aurora dondola,
sfarfallano le ali 
sono variopinte,
sfarfallano i veli
sono trasparenti, 
la sfiora il glicine 
le parla il vento.
E le sorride l'alba
 - appena schiusa

(di Milena Esposito)



La strega

Sono figlia del bosco
dove furono arse
le paure delle bambine
Sono del legno e della linfa
che fu freddo elisir vivifico 
- nata della gazza ladra -
Sono figlia dell'alba
Del primo viola che graffia
il cielo mattutino
E sono l'inquietudine
che annegò nel pozzo

(di Milena Esposito)


Le belle fate 

Le belle fate
dove saranno andate?
Non se ne sente più parlare.
Io dico che sono scappate:
si nascondono in fondo al mare,
oppure sono in viaggio per la luna
in cerca di fortuna.
Ma che cosa potevano fare?
Erano disoccupate!
Nessuno le voleva ascoltare.
Tutto il giorno se ne stavano imbronciate
nel castello diroccato ad aspettare
che qualcuno le mandasse a chiamare.
Girava il mondo per loro
in cerca di lavoro
una streghina piccina picciò,
col naso a becco,
magra come uno stecco,
che tremava di freddo perché
era senza paltò.
E quando la vedevano arrivare
si facevano tutte a domandare:
“Ebbene com’è andata?
Avremo un impiego?”
“Lasciatemi, vi prego,
lasciatemi respirare,
sono tutta affannata…”
“Ma com’è andata?”
“Male!
C’è una crisi generale.
Ho salito tutte le scale,
bussato a tutti i portoni,
mendicato sui bastioni,
e dappertutto mi hanno risposto
che per noi non c’è posto.
Vi dico, una cosa seria,
altro che storie!
Fame, freddo, miseria…
La gente ha un sacco di guai:
i debiti, le tasse, la pigione,
la bolletta del gas,
i nonni aspettano la pensione
che non arriva mai…
Chi volete che pensi a noi?
E poi, e poi,
c’è sempre per aria la guerra:
ho visto certi generaloni,
con certi speroni,
con certi galloni,
con certi cannoni
dalla bocca spalancata…
figuratevi come sono scappata.
Per noi su questa terra non c’è posto.
Ci vogliono cacciare ad ogni costo.
Voi se non mi credete,
fate come volete.
Io per me, faccio il bagaglio
e me la squaglio”.
E le povere fate
ve le immaginate
a fare le valige?
Per l’emozione le trecce
della fata turchina
son diventate grige.
Il mago nella fretta
si scorda la bacchetta
e Cappuccetto perde la berretta.
Che spavento!
Biancaneve ha uno svenimento.
Il castello si vuota in un momento.
A bordo di una nuvola
la compagnia se ne va…
Dove, nessuno lo sa.
Forse in qualche paese
dove si sentono sicure,
dove anche i generali
vogliono bene alle fate
e le circondano di premure
perché sono così delicate.
Allora io mi domando:
torneranno? Ma quando?
Nella selva incantata
ci crescono le ortiche,
sul naso della Bella Addormentata
ci passeggiano le formiche,
la porta del Castello è sempre chiusa
e quando i bimbi chiedono una storia
i nonni trovano la scusa
che hanno perso la memoria…
Ma allora torneranno?
Io dico di sì.
Sapete che si fa?
Si va dai generali
con gli stivali
incapricciati di fare la guerra
e si dice così:
“Signori, per cortesia
andatevene via da questa terra,
andate sulla luna
o anche più lontano
in un posto fuori mano,
dove potrete sparare a tutto spiano
e non si sentirà il baccano.
La mattina vi farete svegliare
con un bombardamento
o un cannoneggiamento,
a vostro piacimento
e di sera
direte la preghiera
con la mitragliatrice.
La gente sarà più felice.
Si potrà stare in pace
tutti i giorni dell’anno,
e di certo così
le fate torneranno”.

(di Gianni Rodari)


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